lunedì 15 ottobre 2012

RISCHI DA ABAYA

Indossare l'abaya e' un rischio.
Non solo perche' con la maschera sul viso non ci vedi una mazza (io l'ho comprata e l'ho provata: giuro che non vedi dove metti i piedi...), o perche' la mancanza assoluta di sole blocca la produzione di vitamina D (che per le donne significa un sacco di seri problemi di salute), ma anche perche' quando sali su una scala mobile, lo strascico delle abaya si puo' incastrare nei meccanismi!
Certo non gliene frega niente a nessuno qui, tranne che ai negozi che la scala mobile ce l'hanno.





lunedì 8 ottobre 2012

PUNIZIONI

Questa ve la racconto cosi' come l'hanno raccontata a me.
La fonte e' la Madam della storia, che risale a un paio d'anni fa.
Ghias e' il suo houseboy, ed e' del Bangladesh, ovviamente.

Un giorno Ghias si presenta un po' ciancicato e spiega cosi' a Madam e a Boss che cosa e' successo.
Ghias e' in Arabia Saudita tramite uno sponsor saudita e quindi non vive negli alloggi dello staff di un compound, ma in una di quelle palazzine fatiscenti che si trovano downtown, insieme ad altri jinglee.
Un giorno succede che uno di questi viene ucciso (evento piuttosto raro qui, dove la criminalita' da strada praticamente non esiste).
La prima cosa che la polizia fa, e' arrestare preventivamente tutti gli inquilini del palazzo dove viveva; così, tanto per non sbagliare. In attesa di fare ulteriori indagini.
Dalle immagini delle telecamere del bancomat, viene fuori che il colpevole era un saudita che, furbissimo, aveva commesso il delitto con il profilo migliore a favore di telecamera.
Nel frattempo pero', le indagini sui jinglee arrestati procedevano, senza troppi convenevoli.
Non sappiamo cos'altro abbiano trovato, ma Ghias e' andato nei guai.

G: "Madam, avevo nel cassetto delle foto di donne occidentali.....ma giuro, non erano nude!"
M: (pensa) "oddio, vuoi vedere che magari c'ero anche io...magari me le ha fatte di nascosto mentre passava l'aspirapolvere.."
Sta di fatto che e' stato condannato a 60 frustate, dal tribunale religioso. Perche' qui, a parte questioni amministrative di poco conto, questi sono i tribunali, quelli sharaitici. Non esistono avvocati. Non esiste un codice del diritto. Niente.

Gli e' stato ritirato l'Iqama, quindi per riavere i documenti deve presentarsi da solo per farsi eseguire la condanna.
E allora Ghias e' andato: e' un posto in una zona periferica della citta', quello dove vengono eseguite le condanne. Dice che quelle minori vengono eseguite all'interno; quelle piu' pesanti (compresa la pena di morte, rara oggigiorno, per fortuna) vengono eseguite all'esterno, cosicche' tutti possano vedere e trarre la propria morale.
Dice che le frustate, al momento, quasi non si sentono. Eh si, il boia e' uno di mestiere, sa farlo bene; usa una sorta di bacchetta piatta, molto elastica; e' velocissimo, dice, che neanche la vedi. E a contare fino a 60 non ci vuole molto.

G: "Madam, Boss, volete vedere?" e si toglie la camicia.
La schiena e' tutta livida e gonfia, sembra di vedere ogni singola bacchettata distintamente, come delle incisioni.
E' dolore adesso, molto dolore. Ma passera'. Si sgonfiera' e non fara' piu' male.
Intanto adesso e' finita. E ha di nuovo il suo Iqama. Ha pagato la sua colpa. Di avere delle foto di donne occidentali nel cassetto.


mercoledì 3 ottobre 2012

AL-IKEA



Questa foto ha fatto il giro del web in questi giorni; per quelli che non l'hanno vista, non è un giochino del tipo "trova la differenza", è il catalogo Ikea nella versione saudita vs la versione per il resto del mondo. In quella saudita l'immagine della donna è scomparsa..avevate dubbi?!?
Ho visto un rilancio di questa notizia, dove viene associata alla ginofobia. Mi pare azzeccato.
D'altronde ormai qui non ci stupiamo più di niente e l'eliminazione di una foto è ben poca cosa rispetto a tutto il resto..forse da Ikea, che viene da un mondo dove le pari opportunita' esistono, ci si aspettava di più. Ma no..alla fine business is business e anche se Ikea ha cambiato molto mondo, qui non basta.

Abbiamo un'Ikea qui e ovviamente ho da dire la mia.

per chi legge l'arabo: la scritta e' traslitterata dalla pronuncia inglese: aikia!


Ho sempre pensato all'Ikea come ad un mondo perfettamente organizzato, con avanzati modelli di supply chain, ad un sistema perfettamente integrato dal cliente finale fino a risalire alla produzione, attraverso una logistica d'avanguardia. Un meccanismo perfetto insomma, basato sulla standardizzazione dei processi.
Ma standard e Saudi non sono compatibili. Quindi non per Ikea in Saudi. Si perchè entri nel megastore e giri tra i corridoi, e potresti essere in una qualsiasi Ikea del mondo: percorso identico, esposizioni identiche..insomma se ti distrai un attimo non sai se sei a San Giuliano Milanese o a Dhahran! I commessi, tutti maschi tranne qualche cassiera femmina, sono addestrati secondo gli standard, quindi molto gentili e disponibili, anche se come al solito da queste parti, hanno sempre un pò quell'aria di chi è appena sceso dal pero...
Insomma sembra tutto a posto: ti fai il giretto, guardi la bella esposizione, fai il disegnino e compili la listina delle cose che vuoi e...quando vai a cercare negli scaffali del magazzino....se ti va bene la merce è in un luogo diverso da quello dove dovrebbe essere (praticamente il lavoro di stuoli di consulenti di supply chain se ne va a farsi benedire!) se invece va male, ma che è quasi la regola, il prodotto è terminato! Ma nooooo!!! Ho passato tutto il pomeriggio al computer con quel bel programmino online col quale ti disegni la stanza, poi lui ti stampa direttamente la lista dei codici e...e non è servito a un cacchio.
Ok, chiediamo quando è previsto il rifornimento, ma, lasciate ogni speranza o voi che vivete in Arabia Saudita, la risposta è quella classica:
"mmm...maybe 10 or 30 days, inshallah"
Sara' mica la foto del catalogo il problema?

lunedì 1 ottobre 2012

GITA A DOHA - QATAR


Il 23 settembre si e' festeggiato il National Day in Arabia Saudita, cioe' l‘80esimo anno dalla fondazione del Regno. Nel nostro calendario (qui il week-end e’ di giovedi e venerdi) c’era un bel ponte e puf! e’ stato regalato un giorno di ferie a tutti!
Noi ne abbiamo approfittato e siamo andati in gita a Doha, Qatar.
Ci siamo andati in auto, sono circa 450km di strada in mezzo al deserto, che ci piace sempre.

Cartello al bivio tra 3 diversi stati del Golfo

 Conosco Doha, ci siamo gia’ stati e ci piace molto, e’ un bel mix tra tradizione e modernita’, e’ proprio una bella citta’ da vivere, forse e’ la mia preferita tra le grandi citta’ del Golfo.


Islamic Cultural Centre
SOUQ WAQIF
Uno dei posti piu’ piacevoli di Doha e’ Souq Waqif: e’ una zona pedonale completamente ricostruita che ripropone il souq del XIX secolo. In questa zona si trovano tanti negozietti tipici del souq, oggetti d’antiquariato, ristoranti e bar. In tutti i locali lungo la passeggiata si puo’ fumare la shisha e spesso si vedono anche gruppi di sole donne ferme a fumare. Sia vestite all’occidentale che vestite con l’abaya. Questo mi piace di Doha: l’amalgama dei diversi stili di vita!






Qui l’atmosfera e’ decisamente piu’ rilassata che in Saudi e infatti ho potuto fare un po’ di foto senza dovermi nascondere, e senza rischiare di passare dei brutti cinque minuti!

concerto a Souq Waqif
Al Souq quella sera c’era un concerto di musica all’aperto, in Saudi una cosa del genere non e’ immaginabile! la musica non e’ considerata un’attivita’ consona.. In questa foto invece si vede che le credenze e la musica possono convivere: in secondo piano, vestiti con il thobe, i concertisti e in primo piano, completamente velate di nero, le donne che assistono al concerto in un’area a loro riservata. Facile no?







MUSEUM OF ISLAMIC ART
Un altro posto che mi piace da matti e’ il Museum of Islamic Art.
Museum of Islamic Art - Doha

E’ costruito su un promontorio costruito appositamente, fatto di sabbia di riporto. E' bellissimo! e forse la struttura e’ addirittura piu’ ammirabile del contenuto.











Queste sono alcune foto della struttura interna del museo.
interno Museum Islamic Art
scalinata Museum Islamic Art






vetrata del Museo sulla baia di Doha

Alla base di questa splendida vetrata, che poi sono i tavolini che si vedono nella foto, c’e’ un bar molto carino, oltre che carissimo! Evidentemente devono recuperare il fatto che l’ingresso al museo e’ gratuito, ma ne vale davvero la pena!

VILLAGGIO MALL
Sono un’appassionata di Mall, e come non esserlo nel Middle East?? Intanto perche’ c’e’ poco altro da vedere e poi perche’ e’ un altro modo di comprendere lo stile di vita locale. In fondo lo shopping e' la loro attivita' preferita e quando fuori ci sono 50 gradi...nei mall si sta belli al fresco!
Questo e’ il nuovissimo Villaggio Mall, veramente kitsch!
Guardate questa, cosa vi ricorda?
ingresso Villaggio Mall

No, non e’ lo stadio di San Siro a Milano, ma e’ l’ingresso del Mall!! Probabilmente il richiamo e’ che e' stato costruito in Sports City, dove c'e' lo stadio e altre strutture sportive, oltre che a questo hotel, The Torch, che appunto e’ costruito a forma di torcia olimpica (per gli Asian Games del 2006).
The Torch

Per non farsi mancare niente, l’interno del mall e’ una piccola Venezia, con tanto di canali e gondole.
interno Villaggio Mall

E per finire, un grazioso paio di scarpe..
discreto paio di scarpe in vetrina

Bene, ho finito di raccontarvi la nostra Doha, e certo non e' il percorso tradizionale di un turista!
Si torna nella Sandbox, dove tutto e’ piu’.. basic diciamo.. ma diciamo pure sgrausissimo! Al passaggio della frontiera sembra di fare un viaggio nel tempo, ogni volta che la passiamo via terra, non ci capacitiamo come sia possibile che il mondo sia cosi' diverso a distanza di pochi metri...
Il primo esempio che ti si staglia davanti: tra i due controlli passaporti, quello del Qatar e quello saudita, c'e' circa 1km di terra di nessuno, ma si vede chiaramente dove finisce un paese ed inizia l’altro, dall’asfalto! Sgangherato e pieno di buche fino a Saudi e liscio come una pista da bowling in Qatar.
Welcome back to the Magic Kingdom!